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Quante di voi mamme…


di geppettino2003
08.08.2021    |    44.320    |    7 9.0
"Nulla! La cena scorrere tranquilla, il solito parafrasare, il lavoro, l’università, la scuola il tutto durante il mio domestico, normale, fare svolto..."
Quante di voi, mamme….

Raccontiamo il forte travaglio di una adorabile mamma, le sue paure, i timori, gli inutili tentativi di opporsi ad una assurda realtà e, lentamente, soccombere al crescere di pensieri, fantasie, immagini, e cedere al prevalere dell’intrigante piacere di incesto!
Un lungo rapporto epistolare, raccogliere la confessione di chi ha ritenuto di aprirsi. Prima condannarci, nei suoi scritti trapelare un bisogno di capire, cercare dei perché alla sua realtà. Noi convincerla ad aprirsi. Intrigarla al nostro credo. Accompagnarla in un nuovo, trasgressivo, mondo.
Nel farlo percepire la sua voglia, i suoi desideri. Ricordi di trasgressivi momenti passati e spingerla a sfidarsi per vivere un diverso, coinvolgente, presente.
Nei lunghi mesi, molte le risposte alle sue domande, tanti i consigli per il suo fare. Assieme costruire la sua strategia.
Chiederle di poter raccontare le sue emozioni, autorizzarci a farlo a condizione di non rendere pubblico nomi. Il nostro insistere spuntare la possibilità di rendere palese il solo suo di nome e le iniziali dei suoi figli.

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Quante di voi mamme hanno perso il senso della regione di fronte alla cruda, dura, realtà derivante dalla folle provocazione di un figlio.
Chi di noi avrebbe mai potuto pensare, o immaginare, che un figlio si potesse comportare da depravato verso la donna che gli ha donato la vita, che ne sacrifica l’esistenza, che si priva di tutto perché possa gioire di felici momenti, ben consapevole che per i propri figli bisogna avere comprensione, dedizione e, molta, tanta, pazienza!

Io Maria, madre già a 20 anni, undici mesi e di nuovo mamma, ritrovandomi sola. Un matrimonio zeppo di errori, giusto cessarlo. Difficile poi accudire due figli. Inevitabili i momenti di sconforto. Duro dover sopravvivere, rifiutare, rinunciare.
Dieci anni trascorrere e ancora madre.
Quindici anni felici passare veloci e ritrovarmi vedova.
Adesso 48 anni, sola con tre figli in casa e, di nuovo, un presente difficile da gestire.

A…. quartodicienne, tutto suo padre. Ancora bambino al momento della grave mancanza, ha sofferto più di tutti l’assenza della figura paterna, ed ancora non ha superato il triste evento. A lui dedico la mia più alta attenzione di amorevole mamma.

M… il più grande, introverso, sempre più chiuso in se stesso. A lui offro i particolari riguardi di mamma apprensiva.

R…., solo undici mesi di differenza dal grande, esuberante nel suo essere mente eccelsa. Il più forte, il più maturo, a 24 anni ho lasciato assumesse la responsabilità, ed il ruolo, dell’uomo di casa. A lui confido le mie preoccupazioni e le quotidiane difficoltà, da lui ricevo forte il conforto, mirati consigli e la giusta riverenza.

Con queste premesse confesso che, dopo l’evento, le cose sono state difficili per me che ho dovuto riprendere in mano tutta la responsabilità della famiglia.
Un anno di aspettativa, modificare il mio essere, abbandonare il mio mondo, rinunciare ai miei piaceri, dimenticare i miei intriganti momenti. Dover valutare il come dare un senso diverso al mio futuro, come conciliare il mio ruolo di madre con il mio essere donna, e i mie bisogni di femmina.

Donna sensuale, che ha saputo coniugare, con innata classe, fascino e seduzione. Forte la somiglianza con Virna Lisi, gli stessi caratteri somatici, uguale il taglio dei capelli, e con quel suo adorabile corpo, propormi per quello che sapevo, dovevo, essere.
Ammirata, invidiata, anche desiderata, sicuramente oggetto di perniciosi pensieri.
Leggere in sguardi concupiti, voglie irrealizzabili, fantasie indicibili, e utilizzarli come spunto per maliziosi intimi commenti.
È non solo!
Poi, nelle mie notti vivere le gioie del sesso in costanti provocanti atteggiamenti, arricchire con respiri spezzati, gemiti strozzati momenti di piacevoli, e appaganti, piaceri. Farmi travolgere dalla passione e viverla con il trasporto della donna innamorata.

Inevitabile, per questo, dovermi isolare da quel mondo. Un essere fragile può diventare la facile preda in un contesto dove impera un sommerso fatto di attacchi. intrighi, trasgressione, tradimenti, ricatti.
Tanti cacciatori in cerca di una possibile preda, e la paura di non riuscire a ritrovare quella ferma mia, garbata, opposizione ad avances su di un corpo che sa, ancora, come accendere il desiderio.
Decidere, quindi, dare quel più giusto ruolo al mio dovere di mamma, dedicandomi ai miei figli con anima e corpo.

Un anno lungo nel suo trascorrere, giorni, settimane, mesi e lentamente il dolore diventare ricordi, piacevoli momenti trascorsi, sorrisi e, nelle mie quotidianità, abbandonare il tetro lutto, e riprendermi i variopinti colori dei miei comodi scamiciati per tornare alla normalità di un sereno vivere, compensando con spontanea giovialità, l’inevitabile sconforto.
Una routine tornata normale.
Al mattino colazione assieme ai miei tre tesori, chiacchierare sui rispettivi impegni, poi a turno in bagno, nel frattempo i letti da rifare, prima il mio, poi il loro nelle rispettive camere su in mansarda. Rapidi saluti e restare sola nelle mie quattro mura.
La solitudine comincia ad incidere.

Pochi minuti per dare il la alla mia giornata, una calda, lunga, doccia e ritrovarmi in camera mia. Allo specchio apprezzare una figura conturbante nel suo essere, quella mia immagine sfidare il mio sguardo. È un bel po’ che vieto alle mani di spaziare su un corpo che comincia ad invocare particolari attenzioni. Sola potrei ricucirmi attimi di solitari appagamenti.
Mi impongo di non farlo.
Ma per quanto ancora? A 48 anni non si può restare sole! Mi è forte il crescere del desiderio d'essere ancora amata per sentirmi donna.
Mi scuoto, reagisco, si è già fatto tardi.

Gli occhi sul mio letto, un paio di mie mutandine. Un capo che appartiene al mio, scordato, passato. Avvicinarmi, raccoglierle e prendere atto che sono umide, calde, sporche.
Non capire cosa, come, perché, nel percepire un diffuso calore scivolarmi tra le dita. Contemporaneamente, come se un ceffone forte, secco, incidesse sul mio equilibrio alla forte essenza di maschio scuotermi, spaventarmi. Le lascio cadere sul letto, scappo. Lunghi secondi di un travaglio, che non so come descrivere. Confusa tornare indietro, riprenderle, posarle, movimenti non controllati, buttarle nel cesto dei panni sporchi, NO! Lavarle, farle sparire tra i rifiuti. Lunghissimo minuti, e molti, tanti, pensieri.
Sconvolta prendere atto che uno dei mie tre adorati figli le ha, inequivocabilmente, usate, strette in mano e, toccandosi, ha goduto. Ma perché lasciarle sul mio letto? Quale il motivo? Quale il segnale?Lotta con me stessa e convincermi, senza un perché, di lasciarle lì dove le ho trovate. L’intenzione è cercare una risposta, la ragione!
Cerco nei miei pensieri un motivo che possa darmi un riscontro sul chi e, principalmente, del perché. Sconvolta sull’atroce dubbio che potrebbe essere una chiara provocazione, ma per dirmi cosa? Una assurda richiesta? Un insano desiderio?
Ma chi è stato a godere di me?
Rapido il mio, nervoso, vestirmi e, subito, in camera loro, per cercare un qualcosa, che mi aiuti a capire.
Nulla darmi una risposta ma, inevitabili le mie riflessioni:
M… diventato uomo, ancora single, mi è noto della sua difficoltà con le ragazze. Il suo tempo libero sempre in casa, costantemente dedicato alla play station. Perplessa chiedermi come sfoga i suoi, sicuro, istinti di ribelle maschio.
È tanto che penso che sia bene affrontare con lui il problema, adesso è giunto il momento di chiedere di più per capire.

Di R… so poco del suo privato, da notizie di ritorno so delle sue mature frequentazioni, per lo più del mio vecchio giro. Se così è ho poco da chiedergli se non soddisfare l’innata curiosità di donna e, con l’orgoglio di mamma, conoscere i risvolti della sue ultime performance.

A…, ancora ragazzo che sta crescendo. È immediata una, considerazione: che vivendo la famigerata tempesta ormonale con i suoi morbosi effetti, fantastichi su quel mio essere donna a portata di "mano”.
Quella stessa tempesta ormonale vissuta anche dai suoi fratelli, di cui ho avuto, tangibile, riscontro ma solo al mattino nelle lenzuola sporche da polluzioni notturne e, al tempo, sorridere. Se così è la soluzione è stargli ancora più vicino per fargli comprendere quale il mio vero ruolo, rispetto alle sue, possibili, fantasie.

Lunghe ore in casa a cercare distrazioni per non restare succube di una realtà che mi porta una crescente tensione. Il pensiero su chi dei miei figli ha stretto in mano il mio intimo, godendone, e lasciando, sfacciato, il segnale, mi turba. Perché lo ha fatto! Tutto il giorno arrovellarmi in mille pensieri, cercare nel loro fare, dell’ultimo periodo, un segnale, un gesto, una parola, e non riuscire a trovare nessuna risposta e, così, restarmi un problema.
Un grosso problema, e non sapere che fare!

All’ora di pranzo, in casa solo il piccolo tornato da scuola, i fratelli fuori. Mi costa lasciar trasparire una tranquillità che non ho, cerco nel suo sguardo un segnale, nei suoi occhi una risposta, nel suo fare uno spunto. Nulla, il suo atteggiamento non lascia trasparire niente ed io non trovare le giuste parole per affrontare uno scottante argomento.
Il pomeriggio trascorrere, sfaccendare per casa e ritrovarmi in camera sua, la scusa seguire il suo studiare, stargli accanto, coccolarlo per percepire qualche insano tremore.
La mente tornare al mio problema, andare a vedere in camera mia e, accertarmi che il mio slip è ancora lì!
Rifiuto l’idea di prenderlo e farlo sparire.

A sera tutti in casa, non sapere come cercare uno appiglio nell’abbraccio del grande, avere una risposta nel casto baciarmi sulle guance di R..:.
Nulla!
La cena scorrere tranquilla, il solito parafrasare, il lavoro, l’università, la scuola il tutto durante il mio domestico, normale, fare svolto con palese difficoltà.
Un paio d’ore sul divano, con A… accovacciato sulle mie gambe, ascolto il suo lungo respiro salire al mio amorevole accarezzargli il capo. M…, in camera sua, preso dal suo sollazzo, fugace la sua presenza in soggiorno, il mio chiedere del perché del continuo suo isolarsi, e non ricevere alcuna risposte.
Ultimati i programmi di prima serata invito il piccolo ad andare a letto. Passare da R…, scoprirlo preso dal lungo, solito, chiacchiericcio notturno e, nel sorridergli un po’ maliziosa chiedermi chi è l’attuale preferita.

Giusto il tempo di una ultima sigaretta, al salire dei trasparenti ghirigori, rivivere il mio giorno e non sapere del mio domani.

Nel mio bagno ritrovare di nuovo una sporca realtà. I miei slip in cima alla cesta dei panni sporchi. Tremare nel chiedermi chi dei tre è l’artefice del caldo seme di cui sono, di nuovo, diffusamente, intrise.
Sconvolgermi un unico pensiero chi mi dedica il suo insano piacere!
Quando lo ha rifatto? Perché?
Nervosa reagisco, le lavo sotto l’acqua corrente e cerco di individuare chi è lo sfacciato, sciacquarle con rabbia strizzarle e voler sapere perché è così sfrontato, nervosa stenderle nel piccolo stendino del bagno e voler capire di più.
Mi è certo che quello sporco fare vuole essere una zozza provocazione per stimolare una mia reazione ma quale, e nei confronti di chi?

Una notte lunga nel suo trascorrere. Come fare per sapere,
come cercare segnali. Affrontare il problema ma con chi. Certamente non contemporaneamente, correrei il grave rischio di rendere palese il colpevole, rischiando grosso, umiliandolo davanti ai fratelli.
Quindi affrontarli separatamente con strategie diverse. Ma quali?
Con A.., consapevole del galoppare degli ormoni del quindicenne, saper essere mamma comprensiva
Diverso l’approccio con M… cercando di essere più amica che mamma.
Con R… potrebbe essere più una sfida, quelle sue mature esperienze potrebbero impormi più il ruolo di femmina.
Subentrare, contemporaneamente, una altra paura quella di poter essere aggredita come reazione al mio voler sapere!

Intanto opportuno privarmi di qualche mie, innocente, licenziosa libertà in casa, necessario trasformare la mia casta sensualità; in anonimi atteggiamenti, larghi indumenti, porte rigorosamente chiuse e, molta, attenzione. Certamente non consentire al piccolo di occupare, ogni tanto, il posto nel letto lasciato libero dal padre. Non mi sembra più il caso!
Stare attenta ad ogni piccolo gesto, sguardo, effusione, contatto, pensiero e valutare, con un diverso modo, il mio approccio ad un grosso problema.

Al mattino la paura di un’altra sorpresa svanire e, a seguire, giorni, settimane, quasi un mese, tranquilli, nessuna sorpresa o provocazione aiutarmi a dimenticare. Convincermi che l’accaduto può essere stato solo un episodio figlio probabilmente di un solo, episodico, momento difficile. Decidere di far finta di nulla, soprassedere, ma non l’intenzione di dover sapere!
Resta, comunque, il fatto che chiunque sia stato, lo ha fatto con ferma l’intenzione di coinvolgermi, farmi sapere, provocare una mia reazione. Non riceverla avrà calmato quell’assurdo bollore.
Ma se lo facesse ancora?

Tutto tornare normale, sino a scoprire, dopo il mio rituale mattutino, Il cassetto del mio armadio in uno strano disordine, come se qualcuno cercasse qualcosa.
A mente ricordare il mio tempo, con tra le dita una mia culotte di seta dal prezioso tessuto, poi una brasiliana, intrigante ricordo come sapeva esaltare il mio bel fondoschiena, a seguire un trasgressivo, succinto, accattivante slip. Indumenti che non mi appartengono più.
Approfittare di un frivolo pensiero nel non voler vivere di soli ricordi ed indossare la delicata seta ritrovandomi davanti allo specchio con la mia figura di bella femmina. Sorridere con una punta di malizia nel riconoscermi saper essere, ancora, una gran bella gnocca!
Contestuale al piacere di ammirarmi, assalirmi forte la paura che potrebbero venire usato per godere di me.
Immaginarle avvolta su di un cazzo, sicuramente duro, con mani che lo accompagnano al piacere. Ma di chi?
Subito un pensiero scuotermi chi è stato? Cosa cercava? Quando lo ha fatto e, principalmente, cosa vuole. Non avere il tempo della risposta che, come un pugno nello stomaco, sopra il cuscino del mio letto di nuovo una indecente provocazione. Volutamente esposte mie mutandine, quelle tra le mie più intriganti, di pizzo nero, semi trasparenti, finemente ricamate avanti e sul piccolo triangolino sul dietro, e un accattivante taglio sulla pattina.
Chiunque sia stato ha saputo scegliere il paio più provocante e sexy, ricordo l’eccitazione nell’essere scopata in piedi, nelle mie sere oggetto di perniciose provocazioni, farmi rapire dalla lussuria, pretendere la mia razione di cazzo. La stretta gonna sollevata, nessuna necessità di sfilare l’intimo indumento e, in angolo protetta dal buio, godere della più sfrenata libidine sotto i secchi colpi di un magnifico cazzo, e fantasticare sull’immenso piacere di volerne avere due in corpo! Nell’ultimo periodo una fantasia che aveva cominciato ad intrigare i miei amplessi. Godere di un bel cazzo in culo pronta a ricevere violenti schizzi di calda sborra sul corpo, sul viso, in bocca. Trasgressive fantasie di una moglie si troia, ma fedele!

Titubante mi avvicino, un attimo e dover forzatamente raccogliere tutte le forze per non finire in terra.
Ritrovo il passaggio di un mio figlio sui miei ricordi! Il seme di cui sono pervasi è corposo, denso, caldissimo. Mi è difficile contenerne l’abbondanza.
Ancora un chiaro segnale, perverso, morboso, quanto sporco e assurdo!
Sapere che uno dei miei figli si masturbi per me, mi sconvolge, mi preoccupa, mi spaventa! Il non sapere chi possa essere, a chi dover prestare attenzione, mi terrorizza. Comincia a essermi chiaro da cosa dovermi difendermi, ma non sapere da chi, acuisce la mia paura!

Mi ci vuole un bel po’ per riprendermi. Scossa da assurdi pensieri, decidere di lasciare ancora quel suo sporco pensiero sul cuscino ma rimettere ordine in quel cassetto. Dare un segnale, far sparire ogni possibile futura occasione. Rendere tangibile un solo dato, chiunque sia il maiale deve sapere che da adesso lo sto cercando. Un chiaro messaggio ad un lui di cui ignoro il corpo, ma prendono forma le sue sporche fantasie, gli assurdi desideri.
A me il compito di scoprirlo, farlo con molta attenzione, scendere sullo stesso territorio, utilizzare la stessa strategia, sfidarlo, anche al limite della più audace provocazione, aspettare un suo errore e, con la paura del dopo, riservarmi il libero arbitrio di decidere quale reazione ai suoi perché.
Convinta che rendere tangibile il mio sapere, possa offrirmi l’opportunità di affrontare il problema. Accettare la sua provocazione e, manifestare il mio sapere per portarlo a confessare.
Un gioco che può diventare pericoloso, come il gatto che gioca con il topo. Lo sfida, lo irride, lo spinge in un angolo, lo blocca, prima di azzannarlo.
Io essere la topa e non sapere chi è il felino!

La giornata trascorrere con la stessa routine di sempre. Aver deciso di accettare la sfida e cominciare a scrutare nei loro occhi, cercando segnali in amorevoli (!) sguardi, in delicate carezza, nel senso delle loro parole. Non una ragione, ne un pensiero ma il crescere di una strategia tesa a scoprire chi e, specialmente, perché.
Seguire ogni movimento, spiare ogni atteggiamento, prestare attenzione alla presenza in casa e, specialmente alla loro assenza da me.
Niente!

A tarda sera quel rituale ripetersi, quel mio slip in cima alla cesta dei panni sporchi. Denso il seme di cui è pervaso. Un gesto, naturale il mio fare, inconsulto, sbagliato, il portarlo al viso, odorarlo. Attimi e dover contenere un lungo fremito risalire la schiena, quale reazione ad una calda goccia cadere, scivolare nel solco di un prosperoso seno, lenta sentirla scendere e sfidarmi. Immediata tamponarla con le mani, nervosa spogliarmi, tremare di paura e lunghi minuti sotto il getto dell’acqua fredda, per non restare succube di quella sporca goccia.
Chi sta continuando ad usare le mutandine per masturbarsi, lo fa consapevole del mio so(u)pportarlo nel lasciarlo fare. Tento di recuperare la ragione andare in camera loro gridargli la mia rabbia. Mi ferma la paura, forse più una considerazione. Che sia colpa mia? Ma quali colpe? Non credo di averne, forse qualche errore, una innocente leggerezza, quale naturale atteggiamento, può aver scatenato assurde fantasie, impossibili desideri.
E cresce latente la paura davanti ad una prima certezza, il maiale ora sa che io so!

Confusa ritrovarmi al buio della mia notte. Difficile riuscire a trovare sonno, con il pensiero di come riuscire a trovare chi, quale idea mi dia l’opportunità di capire, scoprire, individuare, ed affrontarlo!
Rigirarmi nel letto e, su quel mio cuscino, percepire diffuso intenso l’odore di maschio, scuotermi, privarmi di lucidità, offuscarmi i pensieri. Reagire con rabbia, lanciarlo lontano da me ma, ugualmente, il forte odore di sporco avvolgermi.
Al buio scuotermi, alzarmi, a piedi nudi, ritrovarmi in camera loro. M… dorme profondamente, R… smania nel sonno, A… credo sogni. Cerco, scruto, le pieghe delle lenzuola a stento mascherano tre belle aste in carne, tese, piene, sicuramente potenti nel giovane essere,
restare sbalordita nel rendermi conto che, tutti, hanno tra le gambe un randello di tutto rispetto. Subito scappare!
Ma come sapere quale di quei tre cazzi violenta il mio essere, chi è il responsabile dei miei patemi.
Ancora molte domande per quali fantasie, che immaginazioni, che pensieri e non riuscire a trovare le relative risposte.
Tornare alla mia difficile notte, tra le mani il raccolto cuscino, da un odore, dare un volto ad un corpo eccitato che, con il cazzo duro avvolto dal mio intimo, gode di me di un piacere morboso, perverso, assurdo e, sfacciato, ne (mi) lascia il segnale.
Perché farlo, cosa nasconde il suo vigliacco fare, sicuramente il sue è voler sfidare la femmina, aspettare da me una reazione, approfittare della mia debolezza di donna. Vorrei sfogare la mia rabbia ma nei confronti di chi?
È una notte difficile nel suo lento trascorrere, non riuscire a prendere sonno, le braccia tendersi sino all’impossibile, il cercare qualcosa, qualcuno rende tangibile il mio essere sola.
Un brivido intenso, scuotermi, una emozione scordata, percepire intenso il richiamo del mio corpo, il suo bisogno, la mia esigenza, il crescere di una voglia e non riuscire ad oppormi. Un intimo piacere, che è tanto che mi manca, comincia a voler prevalere su di un corpo trascurato, che invoca le sue, più giuste, attenzioni.
La penombra nasconde la mia vergogna, non governo le mani spingere il cuscino tra le gambe, il respiro spezzarsi accompagnando il mio stringerlo vogliosa.
Al buio prende forma eterea una maschia figura in piedi davanti a me. Non distinguo il viso, né leggo il corpo, non identifico chi e, contro ogni mia volontà, quel corpo mi intriga, mi eccita e, incredibilmente, un assurdo calore si diffonde tra le cosce.
Al buio cerco un onirico, sporco, contatto, sconvolgermi i tremori, dovermi fermare e non riuscirci, non controllo le mani, intense, veloci, voluto è lo sfregare del cuscino tra le gambe.
La mente torna ai miei trasgressivi momenti. Dio come mi manca una figura che dia sollievo a capezzoli duri, gonfi ed infuocati, che una bocca assaporì la mia essenza di femmina, che una mano calmi il mio ardore, plachi il mio bisogno.
Abbandonato il cuscino è il dito medio che prende forma, trasformandosi in quel palo di dura carne che tanto mi manca e di cui sento, immenso, il bisogno.
Il corpo reagisce, scuoto forte il capo, un brivido intenso mi avvolge, spezza il respiro.
Cristo godo!

Lungo il tempo per ritornare padrona dei miei pensieri con, forte, un pesante senso di colpa mi privo del mio umido intimo, lo lancio lontano da me nel futile tentativo di spezzare quella esile barriera tra il razionale imposto dal mio essere, dal mio ruolo, e la sopraggiunta debolezza di femmina.
A chi la colpa o il merito!

Al mattino una forte emicrania limitare il mio fare, percepisco ancora intenso il profumo del mio piacere, è forte l’odore di sesso che si diffonde sul mio corpo.
Quasi assente servo la colazione, ascolto il vociare ma non capisco.
Scruto ogni singola loro espressione, e non ho nessuna risposta. Vorrei gridare loro il mio dissenso ma non riesco a farlo, prevale ancora l’istinto della mamma, o la paura di femmina!

Aspetto il mio restare sola, rapida una doccia assolutamente fredda, poi nella mia stanza, sentendomi colpevole per quello che ho fatto e che voglio fare.

Prima cercare quel cuscino che ha inciso sul mio sonno, via la federa, subito in lavatrice, cercare il mio intimo, complice del mio cedere. In terra niente, sotto il letto neanche, nulla tra i cuscini, spostate le lenzuola, il mio slip non c’è!
Nervosa cercarlo in bagno, non trovarla neanche in camera loro.
Entrare in panico e non sapere cosa pensare, ma una unica certezza scuotermi: uno dei tre lo ha preso, ma dove lo ha messo, cosa ne ha fatto?
Sarà A… si sarà già masturbato avvolgendolo sul suo duro cazzo? O quale la reazione di M… al mio odore di femmina, gli sarà piaciuto annusarmi, mi avrà baciato? E se fosse R… a usare il mio intimo, quali fantasie, quali pensieri con la mia eccitazione tra le dita.
Chiunque sia ne avrà già goduto?Lascerà il tangibile segno della sua folle passione?
CHI? QUANDO? PERCHÉ?
Con più domande che risposte, la paura trasformarsi in terrore, la vergogna assalirmi nel percepire tra le gambe un umido calore, infido, diffondersi, indebolirmi, ritrovandomi in un niente completamente bagnata!
Attimi per cedere di nuovo, non sapere oppormi ad una morbosa voglia di godere ancora. Il corpo freme, la ragione svanisce, mi abbandono con il viso schiacciato sul cuscino cerco quel mio piacere mischiato al suo, chi?
Ad occhi chiusi immagino una nuda eterea figura stringere il mio delicato tessuto, avvolgerlo su di un bel cazzo, toccarsi un palo imperioso, duro, potente. Non distinguere un volto, ma subire il piacere del suo fare.
Mani, che tremano, seguono il mio debole corpo, furiose lo percorrono, dai fianchi risalgono sul florido seno, solo attimi per stringere, al limite del dolore fisico, sensibili capezzoli, duri li accompagna ad un avida bocca. La punta di una impazzita lingua li inebriano.
Cerco ancora quella figura, la vedo con indosso il mio intimo perforato da un cazzo in tutta la sua potente eccitazione, tra lo spacco della pattina, una mano pesta forsennata su di una mazza che immagino pervaso di una assurda passione.
Colpi secchi, ripetuti, veloci e, urlando il mio nome, sborra, schizzando dal mio slip la sua incestuosa perdizione.
L’onirico seme sul mio nudo corpo, spinge le mie dita tra le gambe, scosto ricchi umidi riccioli neri, cerco la dura clitoride, l’indice strapazzarla ed il medio possedermi al ritmo dei suoi colpi e gridare anch’io un mio altissimo piacere. Voler urlare un nome e non sapere quale!

Sola, mi attribuisco colpe, certa di aver commesso un errore, più di un errore. Non aver reagito subito, amorevole affrontarli e, invece, lasciare al tempo di incidere ed ora, sono consapevole che mi sarà difficile tornare indietro!

Il giorno trascorrere confusa, frastornata cercare quell’opportunità di carpire, singolarmente, da tutti e tre il segnale che cerco.
A sera i ragazzi sono tutto un sorriso e io mi offro disponibile.
Noto che M… è più aperto del solito, parla di più, racconta del suo lavoro in banca, confessa del suo essersi invaghito di una sua collega più grande, vedova, sola. Rivolgersi a me e, non come mamma, chiedermi della mia esperienza di donna matura per carpire qualche particolare consiglio, un intrigante suggerimento per la sua, possibile, conquista.
A… nell’aiutarmi in cucina confessarmi l’essere consapevole del suo difficile momento senza il padre ringraziandomi del mio essere una mamma fantastica, vigile e presente, aggiungendo
“Vorrei fosse sempre così”
Immediata la mia risposta
“Lo sai che per te ci sono sempre”
Nel mio ingraziarlo con un rapido bacio sulla guancia, mi è netta l’impressione che le sue labbra tentino di sfidare le mie.
R…, stranamente, ostenta il suo essere macho. Confessa le sue conquiste con la consapevolezza di essere più oggetto del piacere che, sfrontato, dichiara di sapere come offrire. La sfacciataggine del giovane puledro intrigare i trasgressivi istinti di spudorate mie coetanee. Grandi troie pronte, disponibili, a sfruttare l’emozione che può dare un focoso puledro. Mi basta poco per capire, nel suo disagio, il voler di più!

Poi di nuovo!
Sul letto quel mio intimo cercato tutto il giorno, usato, di nuovo, bagnato di un seme ancora caldo di uno sporco piacere.
Il cuore in tumulto battermi forte. Il mio odore di femmina è sconfitto da una intensa, pura, essenza di maschio che mi sporca le dita.
Furiosa non so resistere, cerco un qualche segnale che mi dia l’opportunità di individuare l’autore. Inspiro in maniera profonda, ripetuta, ma non riesco ad associare quell’intenso odore ad un essere porco!
Sempre la stessa domanda: chi è?

Subito un pensiero sconvolgermi chissà quale delirio deve essere stato trovarle ancora umide dei miei umori, uno sballo totale, assoluto. Quel lui eccitato cosi tanto che la quantità di sborra sembra pari all’abbondanze di tre potenti seghe fatte in rapida sequenza a me dedicate!
È come rivedessi quell’etereo cazzo di M… prendere forme, pulsare violento e godere, A… odorare le mutandine del mio, e suo, piacere, e, diventare subito duro come una pietra, poi R… sbattere ripetuti colpi su testicoli pieni di un morboso piacere e schizzare il perverso suo seme dedicandolo alla matura femmina.
Entrambi cercarmi ma non farsi trovare!

Chiunque esso sia, quel suo proporsi maschio, quel suo modo di cercarmi mi sta intrigando, mi turba, cazzo mi priva del mio più giusto essere mamma! Quei segnali farmi abbandonare i miei iniziali assilli, accompagnare il mio fare, e il mio tempo, proiettandomi negli effetti di una preoccupante eccitazione.

So bene che la fica è fica, e il suo potere non ha paragoni, basta sentirne l'intimo odore per scatenare istinti bestiali, incontrollabili. Anche se è la fica di una mamma!

Sconvolta da intensi tremori, mi assale, irrefrenabile, la voglia di godere anch’io. Le spalle appoggiate alla parete, osceno il mio allargare le gambe, tremare. Guardo la mia figura riflessa allo specchio, gli occhi impazziti scrutano la stanza, le mani sull’opulento seno stringere gonfi capezzoli, gemere sfacciata del calore della mia lingua e chiedergli di possedermi e di farmi godere.
Cerco in quell’odore di uomo il sapore di cazzo. Non controllo la bocca schiudersi, non impedisco alla lingua di assaporare un corposo seme. Il fremito che ho mi inebria al perverso sapore del suo diffuso piacere. Assaggio un seme che so mi appartiene.
Lo offro ad un corpo che lo desidera.
Lo dono ad una un’umida fica che lo reclama.
Ed il corpo risponde con il suo fremere!
Uso quelle mutandine per godere anch’io. Non mi masturbo, mi scopo con una ritrovata, nuova, energia non riesco a fermarmi, sento l’orgasmo che monta in me, e voglio godere. Istintivamente allargo le cosce, le dita mi possiedono e il corpo risponde.
Un piacere devastante assoluto, intenso, totale. Godo con altissima la voglia di cazzo!
Accasciarmi su me stessa e, sentendomi, svuotata dentro, con tra le gambe quel suo caldo seme.

Mi sento colpevole, confusa ma terribilmente eccitata. Una parte di me dice che questo è completamente sbagliato, ma l’altra parte mi fa tornare femmina, e sentire come questa sia la cosa più intrigante, eccitante, che mi sia mai successa.
Così come so che la fica non vuole rispetto. Pretende!

Lunghi minuti e dovermi determinare!
Aver lasciato intendere che so, non ha avuto risposte, non ha sortito effetti, ora è giunto il momento di governare io il mio fare e capire il mio dopo.
L’intera notte a convincermi che è giunto il momento di dare senso diverso al mio subire, cercare un modo, costruire una strategia, adesso so anche come!
Ho tutto il fine settimana a mia disposizione con i tre mandrilli in casa.
Non sapendo a chi, e per chi, decido di offrire di più!

Al mattino, ancora sconvolta, d’istinto tolgo le mutandine, indosso quel paio sporco di un perverso piacere. Subito un inteso brivido percorre il mio corpo. Un corpo che è sempre più debole!
Determinata indosso uno scamosciato bianco corto a mezza coscia, leggerissimo e maliziosamente trasparente, frivole spalline accentuano la prorompenza del mio seno dalla provocante scollatura. Volutamente niente reggiseno. Sandaletti alti per rendere la mia figura ancora più sensuale.
Allo specchio rimango piacevolmente soddisfatta del mio essere. La mia immagine mi restituisce la piccante femmina. Il quasi inesistente perizoma mi impone ammirare il mio adorabile culetto, trasgressivo e nudo, il filetto dagli stretti fianchi si incunea eroticamente tra le chiappe, il laccetto mi solletica piacevolmente il nero buchetto.
La trasparenza dello scamiciato lascia spazio alla fantasia! Il piccolo triangolino copre a malapena la fica, dall’accattivante spacchetto accarezzo riccioli già umidi, mi impongo di non andare oltre, ancora uno sguardo a diventati gonfi capezzoli che esaltano il florido seno.
Un solo pensiero: Dovrei definirmi pazza a propormi così. Ma voglio sapere! Già immagino il loro sguardo sbiancare, certa del loro pensiero: - Cazzo, quanto può essere troia mia madre -

Nell’esaltare la mia ritrovata femminilità, ho la consapevolezza che il volerlo fare non è un più gioco, è molto di più. Cerco, e non trovo, ragioni se non in quella più sporca!
Restare con quelle mie mutandine intrise di sporco sesso, renderlo palese a ciascuno dei tre per provocare quella reazione che cerco.
Mi è semplice l’approccio, basta la più banale delle azioni, e sfidare l’artefice delle mie eccitazioni. Al suo essere sfacciato opporre la mia sfrontatezza di femmina ed aspettare.
Il sapere dell’emozione che saprò trasmettere il mio essere sfacciata ad un giovane maschio mi coinvolge, mi indebolisce, mi priva del razionale, mi spinge al peccato. Il più assurdo, il più condannabile dal comune senso del pudore, ma il più intrigante, trasgressivo, eccitante!
Ma a chi offrire il mio corpo con un amore diverso, completo, totale!
È vero quando il sesso manca, manca a tutti, e la reazione a quel bisogno non mi è più governabile!
Abbandonato il mio ruolo so che i miei maschietti avranno di che godere!

Mi è difficile restare padrona del mio fare, con quel piacere tra le gambe, quel suo secco seme rinvigorirsi, trovare vitale linfa al mio calore e, continuamente bagnarmi, sino al punto di dover lottare con me stessa per contenere il forte bisogno di volermi sbattere furiosa la fica.

È un continuo la loro presenza, ma come mai, a turno e sempre da soli, è come se avessero timore l’uno dell’altro.
Do corso alla mia intrigante strategia facendomi trovare sulla scala a staccare le tende, il primo è M… a tentare un approccio. Le mani tese per aiutare il mio instabile (voluto) equilibrio. Dai fianchi percepisco dita scivolare sui glutei, palparli e, dopo attimi, stringerli. I pollici insinuarsi nell’invitante spacco. Spingere!Una reazione nell’accorgersi del mio (suo) intimo indossato?
Essere sul punto di redarguirlo ma il prendere forma di un signor cazzo in tiro richiama il mio interessato sguardo, lo immagino offerto alla mia voglia. Ho la prima, possibile, risposta.
Sia lui il porco cercare il mio esperto fare. Spudorata allargo le gambe, e quelle sfacciate dita, per lunghissimi secondi, farmi tremare, essere sul punto di girarmi ed offrire alle sue labbra una vogliosa fica e lui, vigliacco, sparire!
Perché?

Il mio tempo trascorrere, ed in
cucina offro un disponibile corpo all’abbraccio di A... La trasparenza del cotone disegna chiaramente il bordo del mio (suo) nero perizoma. Umide sue labbra accarezzano un sensibile collo. Mi è chiaro che il suo non è un innocente baciarmi. Lascio che si stringa a me e percepisco, chiara la potenza di un giovane cazzo pulsare tra ospitali chiappe. Assalirmi il dubbio che possa essere lui. Bagnarmi al pensiero che con lui sarà veramente complicato resistere.
Immagino sul mio sapere (poterlo) portare al piacere, e fremo avvolgendo un superlativo pulsante cazzo tra le chiappe.
Ma anche lui mi lascia sola con la diffusa crescente eccitazione!

Nel pomeriggio R… fuma con me una sigaretta. È il più ruffiano, nel complimentarsi della mia ritrovata femminilità. Stese le tornite gambe sul comodo divano, sfido i suoi occhi a soffermarsi sul profondo (voluto) taglio dello scamiciato.
Il suo guardarmi mi appare più di una conferma a quel suo immaginare l’esperto mio saper come fare godere.
Il suo adularmi mi intriga, il lusingarmi mi eccita. Manifestarmi l’arte del suo essere cigolò, con le mani sulla patta dei pantaloni che seguono il disegno di un cazzo già pronto ad esplodere.
Una sfida?
Rispondo con un profondo respiro, difficile strozzarlo, quasi singhiozzo nell’offrirgli il corpo di una vogliosa milf!
E poi restare ancora sola.

Sola rifletto: Nel mio fare deve essere chiaro che sto cercando il colpevole di quello sporco gioco e, subendone gli effetti, non intendo oppormi alla morbosa eccitazione di intrigare quel maschio che mi manca di cui sento il bisogno, l’esigenza, il desiderio, la voglia.
Sale una sola certezza: è alto il mio bisogno di cazzo!

Sfinita, esausta dal continuo bagnarmi, senza sapere come andrà a finire, lascio libere le mani scorrere sul mio corpo, non oppormi al desiderio di un caldo contatto, un dito sfidare quell’intrigante taglio, cercare, trovare e soddisfare uno sporco desiderio, subito intenso è il mio godere.
Spossata mi appisolo, sconfitta da una strategia che ha sortito un primo effetto, quello di privarmi della lucidità di mamma e rinverdire quel mio passato di magnifica troia… ma per chi?….
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